Remote/ Smart Working: l’insostituibile necessità della comunicazione interna

Articolo di Roberto Ravagnani (partner di key2people) su Il SOle 24 Ore di giovedì 18 febbraio 2021

Quello che erroneamente è stato spesso definito smart working è il più delle volte remote working, lavoro in remoto. Non è una questione meramente lessicale, ma di senso: smart tradotto in agile alle nostre latitudini, significa sgamato, furbo, intelligente ed ha quindi una connotazione positiva che lo contrappone alla vecchia modalità di fare qualcosa, in questo caso di lavorare.

Quando parliamo di lavoro in remoto e basta, senza tutta una serie di infrastrutture software e hardware che lo rendano smart, parliamo semplicemente di una diversa dislocazione fisica del lavoro che comporta tutta una serie di svantaggi.

Ci sono alcune infrastrutture che sono indispensabili per rendere smart il remote: oltre ad un organizzazione del lavoro differente, ai device e ai software necessari, la cultura aziendale, manageriale e di leadership da un lato, la comunicazione interna e le dimensioni di engagement dall’altro. Quando una di queste è carente o assente non parliamo di smart ma di remote.

Nell’interessante articolo del Sole (di Roberto Ravagnani di key2people) che ho ritagliato e postato, la modalità di lavoro smart viene accusata di ridurre la capacità d’innovazione. L’ho letto e son certo che l’autore si riferisca alla modalità remote, secondo la mia accezione. In questo caso non possiamo che dirci d’accordo: una modalità di lavoro totalmente in remoto preclude una serie di riti, attività, abitudini, fondamentali ad alimentare le relazioni, il dialogo e quindi anche la creazione di innovazione e la connessione delle intelligenze.

Il tema che mi sta molto a cuore dal punto di vista del comunicatore è l’assoluta insostituibile rilevanza che assume la comunicazione interna e la necessità che la cultura organizzativo-manageriale (aziendale e di leadership) si connoti sempre di più come comunicativa. L’organizzazione comunicativa è in grado di offrire ai suoi membri i necessari spazi di ascolto, dialogo e relazione. Questa significa anche che come comunicatori dobbiamo stimolare continuamente nei manager e nei loro collaboratori una cultura di comunicazione offrendo loro contenuti, strumenti e piattaforme di base. Ma significa anche che dobbiamo delegare e rinunciare ad una parte delle attività di comunicazione, eventualmente limitandoci a offrire linee guide e counseling.

Un passaggio che a volte non è semplice (perché significa lasciare ad altri aree che vorremmo presidiare) ma è necessario per stimolare lo sviluppo e la trasformazione in organizzazione comunicativa.

Infine ogni organizzazione complessa che voglia valorizzare lo smart working dovrà potenziare la funzione di comunicazione interna .

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