Oggi ascoltavo su BBC World Service (sia benedetta la Dab radio) l’intervista a un’epidemiologa di Harvard, che ha detto una sacrosanta verità che in questi mesi comunicatori pubblici, governanti e opinionisti televisivi spesso hanno dimenticato.
Durante una crisi di sanità pubblica spesso accade che la comunicazione e i provvedimenti stessi si focalizzino sui cittadini come potenziali vettori di malattia, dimenticando che sono persone con “unmet needs” da soddisfare.
Banale considerazione, ma fondamentale se vogliamo rifocalizzare le campagne di comunicazione non solo sul contenuto in sé, ma sulle persone e sui loro bisogni. Bisogni sociali, materiali, psicologici e di salute.
Ho avuto l’impressione che molte organizzazioni private (aziende, ONG, organizzazioni del terzo settore) e diverse aziende del farmaceutico, siano ben riuscite a focalizzarsi sulla persona, con un adeguato ascolto e puntando l’attenzione sulla relazione con i propri stakeholder (interni/esterni).
Non ho avuto la stessa impressione da parte dell’ente pubblico che a parte aver spostato in smart working e svuotato gli uffici, agendo quindi positivamente verso i propri dipendenti, ha un po’ abbandonato l’ottica del servizio al cittadino, pubblicando tanti contenuti in maniera top-down, ma tralasciando completamente la relazione: penso alla scuola, alla motorizzazione civile con cui ho avuto a che fare di recente (0 risposte a email, telefonate, visite in sedi) ed ai Comuni.