Il giorno del cambiamento [mediatico]

Alcuni appunti al volo, ancora da sistematizzare, sulla giornata di ieri.

Al di là dei contenuti e di ciò che è accaduto in termini strettamente politici, credo che la giornata di ieri abbia rappresentato un momento chiave di trasformazione dal punto di vista della comunicazione e dell’informazione politica.

Abbiamo assistito a un evento quasi unico ad oggi nella storia della Repubblica: la discussione parlamentare di una Mozione di Sfiducia al Governo (che pochi di noi credo abbiano mai seguito per intero) in diretta TV/Streaming. Il tutto senza una regia e  una mediazione, ma con relativa cornice di commenti

Non credo che l’evento sia stato immaginato e disegnato da qualche collega comunicatore politico; tanto che ieri Conte, Salvini, Di Maio e Renzi mi sono sembrati impreparati a sfruttare appieno la piattaforma info-comunicativa che avevano a disposizione… e probabilmente lo si è visto. Per tanti versi mi è sembrata molto simile all’esperienza del Processo Mani Pulite, quando i politici della Prima Repubblica in aula non sapevano come comportarsi. Gli esiti e gli effetti sull’elettorato e sul processo di ricomposizione della crisi li vedremo nei prossimi giorni, ma non possiamo non rilevare alcune opportunità comunicative mancate:

Alla buona prima parte, l’arringa dell’Avvocato del Popolo, è mancata una seconda parte programmatica solida.

Di Maio silente (e gaudente).

Lo spaesamento di Salvini: di luogo (sto qui, vado là?) e di ruolo (sono Ministro, sono il Capitano?). Il discorso di difesa completamente impostato sulle modalità e sui temi abituali di comunicazione televisiva/social.

L’attacco di Renzi, sicuramente a livello retorico ben argomentato ma – conoscendo le capacità dell’uomo – senza la consapevolezza di essere protagonista di un evento mediatico di questa portata.

Forse solo la chiusura alle 20.00 con la presa in carico di responsabilità da parte di Conte, in prima serata in diretta TV, ha avuto la potenza comunicativa che l’evento meritava.

L’unicità dell’evento è stata anche caratterizzata da altri aspetti:

  • dal fatto che abbiamo visto i principali leader politici nel loro ambiente di lavoro naturale, il Parlamento, e non più in uno studio televisivo o su una piattaforma social. Una cosa a cui non siamo praticametne abituati;
  • li abbiamo visti argomentare (o non dire nulla come nel caso di Di Maio) in una diretta ibrida: più o meno tutti noi abbiamo utilizzato un po’ lo streaming e un po’ la televisione;
  • i social (dai sistemi di messaggistica come Whatspp a Twitter) sono diventati un apparato di contesto e di interpretazione collettiva;
  • l’audience doppia, i senatori in aula e gli spettatori a casa, che non ha permesso la semplificazione del linguaggio tipica dell’approccio populista..

Ieri secondo me, ci siamo resi conto che i social media non esauriscono la comunicazione politica e che le nuove tecnologie ci offrono opportunità di trasparenza e informazione che non abbiamo ancora sfruttato. ma vanno regolamentate…

PER IL FUTURO

Io credo che in una riforma del sistema parlamentare andrebbe tenuto presente, come fondamentale azione di trasparenza, un momento (o più momenti) simili a quello a cui abbiamo assistito ieri. Pur esistendo una TV di senato e camera, credo andrebbe ideato e formalizzato un evento Parlamentare trasmesso in diretta TV e streaming web, in cui si rendicontino le cose fatte e si argomentino le posizioni su determinati passaggi parlamentari. Un momento, programmato e definito, di rendicontazione trasparente in cui si levi la foschia che a volte avvolge i Palazzi.

Si tratterebbe, al di là di certa retorica partecipativa, di una opportunità unica di informazione diretta e comunicazione responsabile, nonché quindi di vera partecipazione.