
Anche quest’anno si è consumato un disastro naturale di grandi dimensioni in Italia (peraltro nelle mie zone) come praticamente ogni anno accade alle nostre latitudini tra terremoti, incendi, alluvioni, frane, siccità ed altri fenomeni calamitosi. Proprio 11 anni fa si verificava la prima scossa di quello che divenne poi il terremoto in Emilia e che mi portò insieme ad altri colleghi e colleghe ad indagare il ruolo che relazioni pubbliche e comunicazione possono avere in questi contesti (cfr. Disastri Naturali. Una comunicazione responsabile? Martello, Oppi) fino alla realizzazione della Carta di Rieti per la comunicazione responsabile nei disastri naturali (Martello, Oppi, Pompili).
Emilia 2012 e Romagna 2023. Due eventi totalmente diversi per natura e dinamica: uno un terremoto nell’area dell’Emilia, l’altro quello di questi giorni un diluvio che causa alluvioni e frane in Romagna e sull’Appennino emiliano-romagnolo. Due eventi che però, a causa della forte presenza antropica, provocano le stesse conseguenze sulle comunità locali: morte, evacuazioni, distruzione di abitazioni, danneggiamenti immani ad attività economiche e sociali, profonde lacerazioni nel tessuto delle comunità.
Undici anni fa le comunità locali, supportate da Protezione Civile Regione e tanta solidarietà, riuscirono nella ripartenza economica ma soprattutto nella rigenerazione di un capitale sociale e relazionale (cfr. capitolo dedicato al tema nel volume #Passione Comunicazione, Biagio Oppi, download gratuito da BUP scaturito dalle analisi di Toni Muzi Falconi e Massimo Alesii ) che furono in grado di affrontare a livello sistemico ricostruzione e rilancio economico del territorio con alcuni casi come quello del Biomedicale modenese eccezionali (cfr. sito Collettiva di CGIL e Distretto Biomedicale). Non tutto perfetto, ma un esito quanto mai positivo a fronte purtroppo di morti, distruzione e danni enormi. Non lo stesso si verificò in Centro Italia e per l’Aquila tanti problemi cominciarono ad essere superati quando le comunità poterono tornare ad essere protagoniste del proprio destino.
Siamo ancora in piena emergenza in Romagna e quindi è ancora presto per parlare di rilancio. Ma – da comunicatore dico – la retorica della ripartenza è necessaria e opportuna. Fu nel caso del terremoto dell’Emilia un motore di energia incessante in grado di guidare le comunità, di realizzare sforzi inimmaginabili, di tenere desta l’attenzione degli stakeholder, di attrarre fondi e risorse che furono poi impiegati per ricostruire. Meglio e in maniera più efficiente, da un punto di vista di sicurezza, di impatto ecologico e di produttività nella maggior parte dei casi.
Cosa possiamo fare oggi per essere utili noi professionisti della comunicazione e delle relazioni pubbliche?
Sicuramente possiamo aiutare in maniera concreta offrendo e raccogliendo risorse economiche.
Possiamo fare sensibilizzazione, diffondendo link e segnalazioni di raccolte fondi serie ad amici, conoscenti, colleghi di altre zone e altri Paesi.
Possiamo però soprattutto cercare di portare una riflessione strategica su vari aspetti della questione, anche solo seguendo le tre macrofasi delle crisi:
- prevenzione: come farla, come sensibilizzare stakeholder e popolazioni, come promuoivere l’utilizzo di strumenti di prevenzione del rischio, ecc
- gestione dell’emergenza: corretta distribuzione dell’infoirmazione, costruzione di piattaforme di comunciazione a due vie efficaci ed inclusive, ascolto delle popolazioni
- ripresa con l’elaborazione di strategie condivise di ricostruzione sociale ed economica, cui le relazioni pubbliche e la comunicazione non possono esimersi e soprattutto cui possono contribuire in maniera molto positiva e impattante (cfr. caso terremoto Emilia).
Come farlo?
- Evitando protagonismi, polemiche, divisismi, antipaticismi
- Essendo inclusivi e partecipativi
- Ascoltando le esigenze dei vari attori
- Essendo pronti e flessibili a sufficienza per adattare il nostro comportamento a nuove esigenze e nuovi bisogni
- Monitorando ciò che accade e come viene raccontato
- Comunicando in maniera responsabile
- Pensando e agendo globale
E costruendo una coalizione di interessi economici -politici – sociali?
Più si legge dell’inerzia e dei tentennamenti nelle politiche e negli investimenti a favore dell’ambiente, più mi convinco che potremmo essere utili nel creare un grande movimento di advocacy e di interesse. Accanto all’industria e alla ricerca pro-svolta green, si potrebbe coalizzare una alleanza di produttori e fornitori di tecnologie avanzate, assicurazioni, infrastrutture.
Riprogettare il territorio italiano coinvolgerebbe una quantità di soggetti e la necessità di tante diverse competenze e capacità. Pensiamoci.
Quando farlo?
Subito! Facciamolo in fretta
20 maggio. Appunti da ampliare, strutturare e finalizzare