Interessante intervista di Fabio Bistoncini su http://www.Formiche.net:
Da marzo in poi, con la pandemia, com’è cambiato il vostro lavoro?
È cambiato moltissimo, soprattutto per via di quattro variabili. La prima è rappresentata dall’accentramento a Palazzo Chigi del processo decisionale. Per la prima volta si è avuto questo utilizzo massiccio dei Dpcm. Non voglio entrare nel merito della questione giuridica, personalmente lo giustifico vista l’emergenza che stiamo vivendo. Però, a differenza del decreto legge che viene emanato dal Presidente della Repubblica e che poi deve essere convertito dal Parlamento, nel caso dei Dpcm siamo di fronte a un’assunzione di responsabilità del presidente del Consiglio che esclude anche i ministri. Questo è stato il primo aspetto che ha impattato il nostro lavoro.
E le regioni?
Infatti, accanto alla concentrazione del potere in capo a pochi sono notevolmente aumentate le misure demandate alle regioni, che poi costituiscono il vero elemento di confusione di questa seconda fase dell’emergenza: significa che come gruppo di interessi ti devi interfacciare non solo con il governo ma anche con i decisori regionali. Da questo punto di vista c’è una complessità in più, tipica del nostro sistema, che ancora non ha deciso se virare decisamente verso il regionalismo oppure se riassorbire al centro alcune competenze.
Cos’altro?
L’impossibilità di incontrarsi ha inciso fortemente sull’attività lobbistica: trasferire le istanze dei gruppi di interesse ai decisori, al di là dell’incontro, ha imposto la trasformazione digitale di tutte le organizzazioni. Anche la politica non sempre era preparata, ma mi pare che le cose, dopo un’inevitabile assestamento, abbiano funzionato.
L’ultima variabile?
Il fatto che soprattutto all’inizio il decisore si sia affidato ai classici corpi intermedi – le associazioni datoriali e quelle sindacali in particolare – fino ad arrivare all’apoteosi degli Stati generali dello scorso giugno. Ma è chiaro che quello rappresenta un modo di fare che non regge più: la società è troppo complessa e tutti gli interessi non possono essere riassunti in un numero più o meno ristretto di soggetti intermedi. Gli interessi della società sono molti di più.