Comunicazione (vecchia) e fruizione dell’arte in mostre e musei

Tutte le volte che visito una mostra d’arte, in particolare quelli di pittura e scultura, rimango sempre un po’ deluso dagli apparati paratestuali, a partire dai testi delle didascalie spesso scritte in piccolo, la cartellonistica, il percorso di visita delle mostre, la mancanza di apparati che possono sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie come QR code, realtà aumentata, intelligenza artificiale, eccetera eccetera. Nell’ultimo mese mi è capitato di visitare sia gli Uffizi sia una mostra dedicata a de Chirico ed in entrambi i casi non ho trovato nulla a supporto della visita, che potesse essere definito tecnologicamente avanzato. Addirittura l’audioguida degli Uffizi sembra un audioguida di trent’anni fa – che ovviamente si paga.

Si tratta di un’occasione persa da parte dei musei e delle mostre d’arte:

oltre a non offrire un contenuto e una fruizione arricchita a visitatori della mia generazione e più anziani, che probabilmente percepiscono ancora questi servizi come un nice-to-have, io credo che i soggetti che non offrono un’esperienza tecnologica a fianco della normale fruizione, stanno già lasciando per strada una fetta di pubblico importante come quella delle generazioni più giovani, che danno per scontato l’utilizzo dei device per arricchire la propria esperienza e la propria fruizione dell’arte. Vivere di sola rendita (come nel caso degli Uffizi) rischia di essere pagato in maniera pesante in un futuro non troppo lontano. Non basta fare un po’ di influencer marketing per attrarre nuovi pubblici e soprattutto fidelizzarli.

Lascia un commento