Oggi/ieri anche Pigna ha scaricato Ferragni, dopo altri brand nelle settimane scorse, generando ondate di hate speech.

Senza entrare nel merito di questo o quel rapporto, il fenomeno cui stiamo assistendo è molto inquietante e – ahinoi – sociologicamente stimolante.
Personalmente mi sto sempre più convincendo che questa ondata anti-Ferragni sia frutto di un mix esplosivo che ci dice molto della nostra epoca: dall’immaturità del mondo social alla scarsa alfabetizzazione mediatica delle audience, dalla mancanza di responsabilità degli influencer al vissuto emozionale che ognuno di noi ha rispetto alla vita da social.
Un mix che coinvolge tutti (e non per questo assolve chi ha sbagliato o truffato) e che ci deve far riflettere sugli effetti di realtà e sulla realtà che le piattaforme social hanno creato. In particolare sull’aspetto relativo alle emozione e alle sensazioni che i social producono. Ad esempio non si può non. spiegare tanto hate speech nei confronti di chi prima veniva adorato, se non con tanta frustrazione maturata negli anni.
In generale attaccare sui social chi ha successo (lo verifico quotidianamente nei confronti di Pfizer) diventa un modo per punire simbolicamente il ‘capro espiatorio’ 2.0.
Facciamo attenzione perché siamo tutti ancora abbastanza inesperti e abbiamo visto i danni che può provocare ai più indifesi e meno preparati. Riflettiamoci sopra e prendiamo misure sia per alfabetizzare gli utenti sia per limitare fenomeni di hate di questo tipo.
È un sintomo di malessere sociale, piuttosto grave, che dovremmo indagare di più.